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Sul rafforzamento dell’industria della difesa UE le imprese chiedono regole chiare, requisiti comuni e filiere sicure – Euractiv Italia


L’industria italiana della difesa chiede chiarezza normativa, rapidità nelle procedure, risorse umane qualificate e standard comuni per affrontare con efficacia le nuove sfide del contesto europeo e globale. È quanto emerso dall’evento “Difesa comune europea: Finanziamenti e integrazione industriale”, organizzato da Connact Defence & Security, che si è tenuto oggi a Roma, con la partecipazione dei vertici di Leonardo, Elettronica e Fincantieri, oltre che di esponenti del mondo della politica e delle istituzioni UE.

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Domitilla Benigni, CEO di Elettronica e presidente di CY4GATE, ha ricordato che la cooperazione industriale in Europa è una realtà da decenni: “L’industria della difesa collabora a livello europeo dagli anni ’70… siamo già abituati a collaborare da cinquant’anni. Abbiamo fregate italo-francesi, elicotteri trinazionali, l’Eurofighter. Le industrie la difesa europea l’hanno già fatta”.

Oggi però il contesto è cambiato. La guerra in Ucraina e le crisi geopolitiche impongono un’accelerazione: “È vero che adesso abbiamo, per fortuna, un sostegno politico importante: attraverso i 5 pilastri inseriti nel documento ci danno anche gli strumenti, ci danno i finanziamenti”.

Dati e opzioni reali per costruire una difesa europea

In Italia vi è un dibattito fortemente ideologico sulla necessità o meno di aumentare la spesa per la difesa a livello nazionale ed europeo, su come farlo, e con quali finalità. Cerchiamo di sfatare alcuni miti e di fare chiarezza …

Ma Benigni richiama anche alla concretezza: “Dobbiamo continuare le collaborazioni, ma dobbiamo anche cercare di evitare le duplicazioni. Si parla di deterrenza comune, di progetti comuni, di investimenti comuni. Ma bisogna partire da requisiti comuni. Altrimenti un progetto tra diversi Stati europei non sarà integrato, non ci sarà l’interoperabilità che tutti ci chiedono”.

Altro punto chiave: la sicurezza della supply chain, spesso basata su piccole imprese che faticano a mantenere standard adeguati.  “Non tutte le supply chain che utilizziamo hanno tecnologia all’avanguardia… bisogna lavorare meglio sul rapporto tra grandi, medie e piccole imprese e avere tecnologie messe in sicurezza nelle nostre supply chain”, ha affermato.

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Stefano Pontecorvo, presidente di Leonardo, ha posto l’accento sulla rigidità delle regole europee applicate alla difesa, osservando che all’industria di settore si applicano esattamente le regole che si applicano nel resto del mercato interno. “Abbiamo fatto una joint venture con Rheinmetall per i carri armati e abbiamo dovuto ottenere quattro autorizzazioni antitrust. Sono un appesantimento, ci ritardano. Di questa burocrazia la difesa in questo momento non ha bisogno”, ha affermato l’ambasciatore.

Pontecorvo ha poi richiamato il ruolo strategico dell’industria italiana: “Leonardo rappresenta circa l’un percento del PIL italiano e il 50% della tecnologia abilitante. Siamo aggregatori di sistema… noi siamo nella supply chain di Elettronica, Fincantieri è nella nostra”.

L’ambasciatore ha lanciato un appello a cambiare paradigma, sottolineando che la “difesa va vista come parte della sicurezza”. Infatti, secondo il presidente di Leonardo, “il fronte interno si compatta se le infrastrutture critiche, i dati, le comunicazioni sono difesi”.

In questo contesto, come sottolineato da Pontecorvo, Leonardo si sta attrezzando, anche nel dominio della cyber sicurezza, proteggendo l’UE, parte della NATO, l’ESA. “La sicurezza – ha aggiunto – si difende con la tecnologia abilitante”.

Il presidente di Leonardo ha concluso con una riflessione sul futuro dei sistemi d’arma. “Un aereo che deve entrare in linea nel 2035 sarà con pilota o senza pilota? Una nave tra 5 anni sarà progettata tradizionalmente o con nuovi paradigmi digitali? Questo è un salto quantico”, ha fatto notare, ricordando che “per farlo servono contratti chiari e un quadro normativo certo”.

Davide Cucino, senior vice president di Fincantieri per gli Affari Ue e NATO, ha rilanciato sulla necessità di strumenti più agili: “Quello che ci aspettiamo è un salto di qualità. Gli strumenti che abbiamo avuto finora erano strumenti dello status quo, oggi servono strumenti nuovi. E su questo stiamo facendo passi avanti”.

Cucino ha indicato nel nuovo regolamento Omnibus un’opportunità concreta, osservando che “consentirà di tagliare tappe burocratiche dove ci siamo spesso scontrati. Consentirà di velocizzare processi, partecipare a gare, integrare opportunità”.

Cucino ha anche sottolineato l’importanza del prossimo quadro finanziario pluriennale dell’UE. “È probabile che ci sia un unico grande fondo, il fondo per la competitività… che consenta finalmente l’integrazione tra Horizon Europe e il Fondo europeo per la difesa”, ha aggiunto.

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Infine, Cucino ha messo l’accento sulle lacune capacitive nel settore marittimo, e in particolare sulla protezione delle infrastrutture critiche subacquee: “Per noi, che lavoriamo nel settore marittimo, è fondamentale includere le infrastrutture critiche. E nella Military Mobility, chiediamo che le navi siano riconosciute come infrastrutture strategiche, non solo i rompighiaccio”.



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