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«Siamo in continua crescita ma ci serve più sostegno»


Termina oggi il campionato di Serie B di rugby, con il Trento che alle 15.30 ospita in via Fersina i veneziani del Mirano. I gialloblù hanno già sigillato la salvezza con tre turni di anticipo e Massimo Soldani, head coach della prima squadra e direttore tecnico del club, non usa tanti giri di parole. «Abbiamo fatto un miracolo sportivo», spiega l’abruzzese dell’Aquila (una delle città simbolo della palla ovale nazionale) trapiantato in Trentino per lavoro.
Soldani, perché considera questo traguardo una sorta di miracolo?
«Per una questione molto semplice: siamo la squadra con il budget più basso della categoria: alcune compagini del nostro girone spendono il quadruplo di noi, mentre i nostri giocatori non percepiscono alcun rimborso. Faccio un esempio: in occasione del match di Udine, alcuni ragazzi sono partiti il giorno prima pagandosi il soggiorno in albergo per entrare in campo più freschi e non dopo le diverse ore di pullman».
Vi aspettereste un diverso sostegno economico?
«Diciamo di sì. Stiamo diventando una realtà importante, anche in piazze storiche del rugby si parla di Trento come di una società in crescita, ma la realtà è che ci manca qualche sponsor importante e un intervento provinciale diverso per compiere un salto di qualità che sarebbe quasi naturale dopo gli ultimi anni».
Cosa significa fare la Serie B, terza categoria nazionale?
«Innanzitutto il confronto con realtà di regioni più avanti di noi. Poi trasferte impegnative e organizzazione di un certo tipo con video analisi, software per le statistiche, macchine per allenare le mischie e via dicendo, tutti strumenti che comportano dei costi non indifferenti. Insomma dalla Serie C c’è un abisso, e noi che siamo reduci da 2 promozioni negli ultimi 5 anni lo stiamo vivendo sulla nostra pelle».
Al di là dell’aspetto economico, come sta il Rugby Trento?
«Benissimo. Negli ultimi anni siamo cresciuti in maniera esponenziale: con 350 ragazzi e 30 tecnici, copriamo otto categorie giovanili più la prima squadra maschile e un team femminile. Partiamo dai 5 anni con la psicomotricità, poi via con le “prime mete” e le altre categorie. E non mancano i nomi importanti partiti da qui, basti pensare al pilone della Nazionale femminile, Gaia Maris, o ad Andrea Della Sala, che ora gioca a Rovigo. Restano però i problemi logistici, come le lunghe trasferte che devono affrontare tutte le squadre giovanili, visto che le uniche avversarie in zona sono Bolzano e Rovereto, che si ferma all’under 14».
A livello di strutture vi reputate soddisfatti?
«In generale sì, anche se pure qui sarebbe bello fare un passettino avanti. Il campo di via Fersina, da qualche anno in sintetico, e la struttura attorno con tettoia, tribuna e palestra costituiscono un gioiellino. L’amministrazione comunale ci supporta, forse servirebbe un altro campetto visto il movimento in continua espansione, vedremo».
Quindi ora si pensa all’ultima giornata e a portare a termine la stagione. E poi?
«Per ora concentriamoci sul match con Mirano, durante il quale darò spazio ad alcuni elementi che magari hanno giocato meno. Ho la fortuna di gestire un gruppo super, composto da 38 elementi, tra cui molti universitari, che ogni settimana si giocano le 15 maglie da titolari e i 7 posti in panchina. Molti di loro, tra l’altro, allenano le squadre giovanili, contribuendo nel trasformare la nostra società in una grande famiglia. Questo clima lo reputo la nostra principale arma vincente, capace di coinvolgere il pubblico: nei match di cartello accogliamo in tribuna oltre 400 persone, siamo sicuramente tra i club più seguiti dell’intera Serie B. A palla ovale ferma, poi, faremo i dovuti ragionamenti sul futuro: noi ce la mettiamo tutta anche per mantenere bassa la quota delle squadre giovanili nonostante le tante spese, e siamo convinti che nel giro di un paio di anni si possono avere giovanili importanti, però qualcosa deve cambiare a livello di sostegni economici».

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