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Il posto dell’Europa nel mondo


È questo il mio ultimo editoriale di Varesefocus che firmo in qualità di Presidente di Confindustria Varese. In copertina campeggia la grafica che farà da filo conduttore dell’Assemblea Generale con cui si chiuderà il mio mandato e dove al centro verrà posto il tema, oggi più che mai attuale, degli impatti della geopolitica sulle imprese. Ho iniziato la mia Presidenza con una pandemia mondiale e la termino in uno scenario internazionale in subbuglio, tra guerre, tensioni commerciali, un’Europa alla ricerca della sua identità ed un sistema industriale che arranca da mesi a livello di produzione.

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Il mondo in cui ci viviamo e lavoriamo è del tutto diverso da quello in cui facevamo impresa 6 anni fa. Quello che abbiamo di fronte è un mondo che, purtroppo, va verso ad un ripensamento della globalizzazione. Nel momento in cui scrivo, il Presidente statunitense Donald Trump ha annunciato una tregua di 90 giorni sull’imposizione delle nuove tariffe nei confronti di alleati e partner internazionali. Al quale è seguita, nel tentativo di raffreddare le tensioni commerciali, una sospensione da parte della Commissione europea dell’entrata in vigore delle contromisure. Il tutto mentre sale la tensione tra Usa e Cina attraverso un’escalation di dazi e contro dazi senza precedenti.

Al di là delle repentine evoluzioni (e i tanti ripensamenti), il tema di fondo non cambia: le regole internazionali del gioco non sono più le stesse. Le filiere produttive sono in profonda trasformazione. Non solo a causa del nuovo corso politico americano. Il terremoto era iniziato ben prima, con l’avanzare del Covid. E con scosse di avvertimento come la Brexit. Tutto ciò impone all’Europa di trovare il proprio posto nel mondo. Il nuovo federalismo europeo, a cui molti guardano ed auspicano, è però un traguardo ancora lontano da raggiungere. Per ristabilire un equilibrio, serve che al centro della politica europea torni la politica industriale.

La difesa dell’interesse dell’industria italiana oggi passa da una coesa politica economica europea, su questo non ci sono dubbi. Continuiamo a ripeterlo: non esistono governi nazionali europei che possano incidere da soli su uno scenario globale competitivo tra grandi blocchi continentali. Non dobbiamo cadere nella tentazione di accordi bilaterali, dobbiamo stare uniti e richiamare i nostri partner internazionali al rispetto dei trattati e al valore del libero scambio, anche in termini di promozione della pace.

L’augurio è che il governo riesca ad imporre al tavolo della Ue tutte quelle priorità già ben individuate da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività europea, che si deve trasformare in un programma di politica industriale comune. Serve mettere in campo risorse shock per il nostro rilancio. A livello europeo, chiediamo come industriali una rivisitazione di tutte quelle parti autolesioniste del Green Deal, con un Clean Industrial Deal che deve diventare un patto per la crescita. Al momento, però, mancano misure su sostenibilità e decarbonizzazione che tengano conto del nuovo contesto di competizione globale. A livello di politica industriale nazionale, invece, i costi dell’energia rappresentano una priorità che richiede sia decisioni immediate con un intervento sul meccanismo di composizione del prezzo, sia con una seria strategia di ritorno al nucleare. I costi energetici sono oggi il maggior freno alla competitività delle imprese, alla crescita occupazionale e dei salari.

Infine, serve un rilancio degli investimenti con un allargamento della platea e della copertura dell’Ires premiale e una riattivazione di Industria 4.0. Prendendo una volta per tutte atto delle difficoltà di incidere di Industria 5.0. E poi: certezza del diritto e semplificazione, da cui dipende la nostra capacità di attrarre investimenti. Serve una riforma volta a semplificare le norme sulle attività di impresa per rendere più attrattivo il territorio. Se si alzano i muri anche la velocità della giustizia e meno burocrazia rappresentano elementi sempre più essenziali per garantire competitività.

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